Quando i bravi ragazzi dicono parolacce
"Oh, bugger!", Esclamò mio figlio di tre anni. La determinazione sul suo viso era intensa e le sue sopracciglia si aggrottarono mentre emetteva l'imprecazione. La sfida stava cercando di inserire un enorme Lego attraverso la minuscola finestra di una macchinina, e chiaramente le cose non sarebbero state pianificate.
"Thomas, non è una bella parola e non la usiamo", dissi tranquillamente dal mio banco sul divano mentre praticavo la mia migliore faccia da "mamma seria". "Dove l'hai sentito?"
Guardando verso di me, inclinò la testa di lato, sembrando pensare per un millesimo di secondo prima di rispondere in modo molto pratico: "L'ho sentito da papà".
Devo ammettere che la mia reazione iniziale è stata quella di condurre un pugno mentale a pugni che non ero il colpevole di questo crimine, ma poi sono tornato ad essere un adulto. Ho ricordato alla parte meno matura e meno utilizzata del mio cervello che non si trattava di giocare il gioco della colpa, ma piuttosto di affrontare il problema in questione.
Così nella mia voce più "seria" risposi: "No, non penso che lo dica papà, Thomas".
Speravo che sarebbe finita così che potessi tornare al mio tè e lui al suo Lego. Ma quella non sarebbe mai stata la fine perché, come tutti sappiamo, bambini di tre anni: a) piace sempre avere l'ultima parola, e b) generalmente pensano di avere ragione, quindi vogliono dimostrare un punto.
Conformandosi al vero codice di tre anni, Thomas mise giù il suo compito, mi guardò negli occhi e disse categoricamente: "Mamma, lui dice quella parola. L'ha detto l'altro giorno
subito dopo ha detto 'Oh sh * t!' "
Un cenno definitivo da parte sua e uno sbuffo di tè che usciva dalle mie narici ritmarono la fine di questa affermazione e la fine della conversazione, perché, onestamente, cosa potevo dire?
Ora, non fraintendermi. Non sto suggerendo per un momento di accettare o incoraggiare mio figlio a usare un linguaggio del genere; certo che no. Ma la realtà è che ha tre anni e non capisce il vero significato di ciò che sta dicendo. Sta solo imitando quello che sente intorno a lui
in particolare ciò che viene pronunciato dal padre del suo supereroe.
Detto questo, tuttavia, ho avuto un grande piacere nel dare a mio marito una poppa parlando a quella sera. Ho parlato della sua scelta del linguaggio attorno a nostro figlio, e ho chiarito perfettamente che era assolutamente inaccettabile e non era un'abitudine di cui volevamo essere responsabili. Naturalmente tutto questo è andato giù come un palloncino principale, ma doveva essere detto.
Così puoi immaginare l'espressione di totale allegria che gli riempiva la faccia mentre il karma letteralmente piombava sulla porta pochi minuti dopo per mordermi sul culo.
Proprio mentre me ne stavo andando a farmi una meritata tazza di tè, una vocina fuoriuscì con tre parole. Tre parole che hanno attraversato la finestra aperta esprimendo frustrazione, tre parole che sono state imitate nel tono rassegnato e senza respiro che uso. Tre parole che, proprio in quel momento, mi sono sentito come se stessi dicendo. "Oh, dannazione!"
Penso che tutti abbiamo del lavoro da fare allora